Michèle Raffaele: una “vicentina” esordisce nel mondo della musica leggera
“Ho finalmente trovato il coraggio e i soldi per produrre le mie canzoni”: parla l’artista canadese stabilitasi a Vicenza e che ha fatto il grande salto grazie anche alla fiducia dei titolari di diversi locali di città e provincia
Cinque canzoni per entrare da protagonista nel mondo della musica che conta. Con i cinque brani che compongono l’esordio musicale “Minor Offender”, che esce in questi giorni nei negozi di dischi a Vicenza, Schio e Bassano, Michèle Raffaele, canadese di nascita ma da molti anni a Vicenza, fa il grande salto ed entra di diritto nel bel mondo della musica d’autore. Lo fa con un disco che nel gergo degli addetti ai lavori si definisce EP (Extended Play), una sigla inventata a suo tempo per differenziarli dagli LP (Long Playing), i classici album in vinile soppiantati dai Cd, ma recentemente ripescati e tornati in auge. Gli EP sono invece dei dischi con quattro o cinque canzoni, ma che durano meno rispetto ad un LP. All’epoca il formato era lo stesso degli LP in vinile, ovvero dodici pollici. Oggi la definizione è rimasta tale anche per i Cd, e quello di Michèle ne è un esempio.
Come la farfalla nell’immagine di copertina, che non rimane mai a lungo in uno stesso punto, cosi è “Minor Offender”, la donna che ha ispirato il titolo e che simbolicamente rappresenta la società in cui viviamo, seducente per certi aspetti ma anche superficiale e talvolta spietata. Queste cinque canzoni sono a loro modo un volo di farfalla, un gioco musicale che parla di leggerezza e di un’anima che subisce mille variazioni, a volte vittima a volte protagonista. Ad aprire la raccolta è la bella e accattivante “Lady Maybe” (La signora del forse), caricatura, ma neppure tanto, di una giovane donna eterna indecisa che non riesce mai ad impegnarsi quando è invitata ad uscire. Come suggerisce il titolo, è la regina del forse, perché preferisce tenersi libera nel caso dovesse ricevere un invito più interessante. Su una base melodica pop-jazz, le mani di Michèle toccano sapientemente il pianoforte, mentre la sua voce cristallina ricorda gli echi di una giovane Carly Simon, ma anche le inflessioni vocali di Suzanne Vega.
“Remember Me Next Sunday” (Ricordati di me la prossima domenica), invece, è stata scritta per un giovane africano conosciuto in una mensa per poveri a Vicenza. Il testo racconta della paura iniziale di avvicinarsi troppo ad una persona cosi diversa ma il brano è stato creato soprattutto per non dimenticare lo sguardo di uno straniero in cerca di un contatto umano in un ambiente dove si sente fuori posto. La musica, inizialmente cupa e lenta, si apre in un ritornello di speranza. E veniamo alla “title track”, ovvero il pezzo che dà il titolo all’intera raccolta. “Minor Offender” (Chi commette un piccolo reato) è stata composta per pianoforte e chitarra e racconta di una donna che si prepara per andare ad una festa dove cercherà di sedurre uomini, i quali però non sono in grado di capire le sue vere intenzioni. Lei apparentemente non commette nessun reato, però i suoi modi contribuiscono a rendere i rapporti sempre più freddi e lasciano amarezza nel cuore delle persone che lei stessa illude. “Superior” (Superiore) parla di qualcuno che sembra sempre sapere tutto su qualsiasi argomento… Con leggerezza e ironia, il ritornello di questo brano è stato composto per rimanere nell’orecchio di chi ascolta. Infine immancabile l’omaggio alla sua città natale, in Canada. “Montréal… je reviendrai” (Montreal, tornerò) è dedicata alla città e poteva solo essere scritta nella sua prima lingua, il francese. Chi viaggia e ha vissuto in diversi stati sa che non si dimentica mai da dove si viene e solo la lontananza può fare capire l’importanza del ritorno nel luogo di origine per ritrovarsi.
Abbiamo incontrato Michèle in occasione dell’uscita del disco e le abbiamo rivolto alcune domande. Raccontaci la storia di questo tuo esordio discografico e perché hai scelto questo titolo.
«Da molto tempo stavo preparando questo disco che fino ad oggi era sempre stato un sogno, però è solo negli ultimi anni che ho trovato i musicisti, i soldi e soprattutto il coraggio per realizzarlo. Circa quattro anni fa ho presentato i miei brani per la prima volta davanti al pubblico a Dueville. In seguito, ho suonato in vari locali a Vicenza e dintorni e in questo disco ho incluso le canzoni che sembravano piacere di più a chi le aveva ascoltate dal vivo. Ce ne sono anche altre, ma li inciderò la prossima volta… Minor Offender potrebbe essere tradotto come “delinquente minore” e si riferisce ad una donna che riesce a catturare l’attenzione di molti uomini seducendoli senza che loro si accorgano che lei non ha il minimo interesse reale per loro, ma vuole solo essere al centro dell’attenzione e sentirsi potente. Il testo è una metafora per commentare una società che insegue valori superficiali senza accorgersi di perdere l’autenticità necessaria per vivere bene».
A quali musicisti e cantanti ti ispiri? Quali sono le tue radici musicali?
«Ho una formazione classica, sia in pianoforte che in canto e studio ancora canto lirico. Scrivo canzoni fin da bambina, prima di essere stata in grado di suonare il pianoforte e certamente prima di avere cominciato ad ascoltare altri cantautori per cui non sarebbe giusto dire che mi sono ispirata agli altri per scrivere. Con il tempo, ho ascoltato un po’ di tutto, e apprezzo diversi generi musicali, dagli Abba a Keith Jarrett, Bach, Eva Cassidy, Ani Di Franco, Sara Bareilles, Alanis Morissette. Devo ammettere però che l’artista che mi ha profondamente colpita prima di comporre certi brani, per la sua carica emotiva, i suoi testi poetici e la sua musica orecchiabile è Tori Amos».
Hai realizzato il tuo primo disco da sola e senza un produttore alle spalle: raccontaci come hai affrontato tutte le difficoltà e quanta soddisfazione ti ha dato.
«Preferisco sempre concentrarmi su quello che ho, per cui il fatto di non avere un produttore non ha influito sulla mia determinazione di portare questo progetto fino in fondo. Devo anche ringraziare i miei musicisti che sono stati splendidi e hanno contribuito tantissimo, grazie ai loro arrangiamenti e alle loro idee, alla riuscita del disco. Sono troppo impegnata ad organizzarmi per il prossimo disco per pensare alla soddisfazione in questo momento, però devo dire che mi sento un po’ più tranquilla di prima ora che il progetto è stato finalmente inciso».
Tu hai fatto il percorso inverso rispetto a tanti giovani che lasciano l’Italia… cosa ti attira del nostro Paese e di Vicenza in particolare?
«Sono venuta in Italia perché ho origini italiane e la cittadinanza e avevo il desiderio di vivere in un posto diverso, mi piaceva l’idea di imparare una nuova lingua, studiare canto in italiano e finalmente capire quello che stavo cantando, svilupparmi come persona, diventare più forte ed indipendente. In Italia, mi sono sentita a casa, tranquilla, non so il perché… A Vicenza ho trovato lavoro per cui sono rimasta qui».
Secondo te oggi nell’ambiente musicale italiano ci sono opportunità di emergere per un giovane? È più difficile da noi o all’estero o in America?
«L’idea che mi sono fatta è che sia difficile dappertutto se vuoi farti conoscere per la tua musica. Ci sono tantissimi bravi musicisti, cantanti, cantautori ed è un ambiente competitivo, ma oggigiorno anche trovare un lavoro qualunque può risultare difficile per cui preferisco combattere per la mia passione che per un lavoro qualsiasi. Credo che se uno ha i contatti giusti e i soldi può anche essere più facile indipendentemente dallo stato in quale vive. A Vicenza e dintorni ho avuto la fortuna di conoscere alcuni gestori di locali che mi hanno invitato a suonare più di una volta, però stranamente nella nostra zona sembra che tanti musicisti suonino solo ‘cover’ e in alcuni locali sei addirittura penalizzato se suoni la tua musica. Io continuo comunque a proporre la mia musica a volte alternandola con altri brani più famosi, ad esempio di Battisti, i Beatles, Elton John e Leonard Cohen».
Che progetti hai ora per promuovere il disco? Farai serate/nei locali vicentini o altro?
«Farò qualsiasi cosa che mi viene in mente per promuovere il disco. In questo momento sto cercando di interessare i media, giornali, radio, e di fare pubblicità su Internet. Sto organizzando concerti e serate a Vicenza, Verona e Padova. Un mio amico videomaker, Valerio Guadagno, sta preparando dei video-clip basati sulle mie canzoni e cercheremo di farli vedere il più possibile».
Hai ricevuto una proposta di lavoro dal Giappone per suonare in un albergo. Che effetto fa andare in un paese cosi lontano e diverso?
«Ho lasciato il Canada per venire qui e ora per qualche mese lascerò Vicenza per andare in Giappone. Sono sempre un po’ impaurita ma anche incuriosita dall’idea di fare esperienze nuove. Sono stimoli come questi che mi fanno crescere come persona e che mi forniscono anche la vera fonte d’ispirazione di tutto quello che scrivo».
Nata e cresciuta a Montreal, Michèle è figlia di padre australiano e madre canadese. I nonni paterni (dai quali eredita il cognome italiano) partirono dall’isola di Lipari, nelle Eolie, con destinazione Australia, dove nacque suo padre che poi si spostò in Canada. Lei inizia a suonare il pianoforte già in tenera età e compone le prime canzoni. Da adolescente improvvisa nella Hall del Jasper Park Lodge, un albergo sulle Montagne Rocciose in Canada. Laureata in Piano Performance (l’equivalente del nostro Conservatorio di musica classica) alla McGill University dove studia anche composizione, in seguito si interessa alla musica vocale e compone un ciclo di canzoni musicando alcune poesie di Irving Layton, poeta rumeno-canadese nominato per il Nobel per la letteratura nel 1981. Verso la fine degli anni 90 l’amore per la lingua italiana la porta a vincere una borsa di studio per stranieri all’ Università D’Annunzio di Chieti. In Italia approfondisce il canto lirico e un anno dopo si trasferisce in Francia col desiderio di far conoscere la propria musica suonando in vari contesti e partecipando alla trasmissione per talenti musicali emergenti di Radio Bourgogne.
Nel 2000 torna in Italia e si stabilisce poco dopo a Vicenza. Nel 2008 forma il Michèle Raffaele Trio, con due musicisti vicentini professionisti: il percussionista e batterista Massimo Tuzza (che ha lavorato con Umberto Smaila per molti anni e collaborato con importanti nomi della musica italiana) e il contrabbassista Filippo Rinaldi (membro fondatore dei Vertical con cui ha suonato in tutta Italia ed aperto serate per James Brown, James Taylor Quartet, Brian Auger ed altri). Grazie alla loro preziosa collaborazione Michèle arrangia e presenta le sue composizioni influenzate da musica classica, canzoni d’autore e musica pop. Diverse le sue esperienze “live”, suonando il pianoforte e cantando in francese, inglese ed italiano nei locali di Vicenza e provincia e nelle rassegne musicali. Tra i più recenti, il concerto al Teatro Busnelli di Dueville nel 2008, quelli al Maison Musique a Rivoli (Torino) e a Lonigo nel 2009. Lo stesso anno apre la stagione musicale al Busnelli e in seguito tiene diversi concerti a Vicenza, Bassano e in altre città. Nel 2011 partecipa alla rassegna di film muti di Altavilla con sue composizioni inedite per accompagnare il film Luci della città di Chaplin. Una prima versione di “Minor Offender” è stata presentata al pubblico al Giardino Magico, l’arena estiva del Busnelli. Il disco è stata relizzato con i musicisti Fabrizio De Tata, chitarra; Toni Moretti, contrabbasso; Massimo Tuzza, percussioni; Matteo Marzaro e Irene Pedrollo, violini; Martina Pettenon, viola; Andrea Marcolini, violoncello.
Per ascoltare i brani “Minor Offender” e “Remember Me Next Sunday” si può andare su YouTube digitando titolo e Michèle Raffaele. Per contattarla via mail: purple_star555@yahoo.com.
di Alessandro Scandale
nr. 02 anno XIX del 19 gennaio 2013