Michèle, ma belle: delizia dal Canada

IL CONCERTO. UNA GIOVANE E TALENTUOSA CANTAUTRICE APRE LA RASSEGNA AUTUNNALE DI DEDALO FURIOSO AL TEATRO BUSNELLI DI DUEVILLE
Antonio Stefani

Canadese è l’ineguagliata fra le cantautrici, lady Joni Mitchell. Canadese e ancora tutta da scoprire è questa giovane cantautrice, Michèle Raffaele, che gli studi, il lavoro, il destino hanno da qualche anno paracadutato a Vicenza e alla quale mamma e papà hanno trasmesso radici un po’ australiane e un po’ italiane. Nella natia Montreal tornerà fra non molto a registrare il primo album, Minor Offender, ma intanto i suoi amici e ammiratori di qui hanno avuto il privilegio e il piacere d’ascoltarlo tutto in anteprima l’altra sera al Teatro Busnelli, nell’azzeccata apertura della rassegna autunnale di concerti organizzata da Dedalo Furioso.

Ha un diploma in pianoforte, Michèle, e si sente nella limpidezza come nella profondità del tocco; è appassionata di lirica, e lo si apprezza nell’impostazione del canto. Ma tutto questo non basterebbe se poi non esistessero la sua raffinatezza compositiva, la sua confidenziale vena narrativa.

Quel che svela in pubblico, vincendo deliziose timidezze, è il diario di una intensa esplorazione sentimentale sullo sfondo di stanze di vita quotidiana dove nulla sfugge al setaccio di un’attenzione implacabile, spinta ben oltre le apparenze, accanita sui particolari dei comportamenti umani. Da certi corrosivi schizzi sulla fatuità maschile a non meno taglienti quadretti sulla smaliziata malizia femminile, la galleria di episodi segnati nel taccuino di questa ragazza ha la capacità di descrivere – in pochi tocchi – la società del mondo. Non con risentimento o eccessi drammatici, però: spesso e volentieri, invece, traendone un bilancio sottilmente o palesemente ironico, lasciando insomma la porta del cuore aperta alla speranza che, forse, la prossima volta potrà andare meglio.
Le parole sono per lo più in inglese (A Little Like Superman, Remember Me The Next Sunday, I Once Was Told, Disposable, Anywhere, la title-track Minor Offender, Victim Of A System), talvolta in italiano (Una sola domanda), ma quando si tratta di calarsi nell’intimo più intimo, mandando una tenerissima dedica al nipotino o una cartolina alla sua Montreal, Michèle Raffaele sceglie il dolce francese. Qualsiasi sia la lingua, però, il tasso d’introspezione, di analisi emozionale, è davvero alto e il corredo in note è sempre avvolgente, immediatamente orecchiabile pur senza rinunciare a mantenersi stilisticamente elegante, delicatamente emozionale, sostenuto da impennate vocali che ricordano estri alla Kate Bush, alla Tori Amos, alla Elisa.
Morbidamente accompagnata dall’inventiva batteria di Massimo Tuzza e dal preciso contrabbasso di Pippo Rinaldi, come omaggio al repertorio d’un maestro in ballate non può non scegliere una pagina dell’illustre concittadino Leonard Cohen, Everybody Knows, e potrebbe pure ricordare che un altro grande poeta del suo paese, Irving Layton, qualche tempo fa le concesse l’onore di musicare i suoi versi. Ma Michèle non lo dice, fedele alla propria discrezione d’artista. Poco male, perché la sala – affollata – la ricopre lo stesso di applausi. La materia prima, intesa come stoffa, c’è: buona fortuna.

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